RIVOLUZIONE CRISTIANA, ROTONDI: "BERLUSCONI E' STATO UN GRANDE DC"

letto 1320 volte
3-12189022-1512833462371405-6801154248484356439-n.jpg

"Tutti a parlare di Berlusconi, di che farà e che non farà. È una soddisfazione per me e i pochi che non lo hanno mai abbandonato: in tanti hanno scommesso sul suo declino, e di molti di loro non si ricorda il nome. Nella mia ostinazione non c'era solo affetto, che pure ci sta e che rivendico nel cinico mondo che circonda i politici. In realtà ho scommesso su Berlusconi perché è la protesi della Dc". Lo scrive Gianfranco Rotondi, deputato di Forza Italia e presidente di Rivoluzione Cristiana, in un articolo apparso oggi sull'Huffington Post.

"La mia -spiega Rotondi- è l'analisi meno accettata dagli storici del "berlusconismo": lo stesso Silvio preferisce proporsi alla storia come l'inventore di un partito nuovo e il profeta di una rivoluzione liberale impedita da alleati cinici e bari. L'evidenza è diversa: Berlusconi non ha inventato niente, ma questa è la sua grandezza perché nel 1994 nessuno, nemmeno i democristiani scommisero sulla vittoria della Dc. Ci sono successi e grandezze -prosegue l'ex ministro berlusconiano- che nemmeno Silvio sottolinea e invece sono immensi: Berlusconi ha incassato l'odio di mezza Italia con il più democristiano dei sorrisi, mai consumando vendette anzi liberando in Mediaset le energie più autonome della stessa sinistra. Ha preso le redini di un paese giustizialista e ha fondato sulle sue vicende giudiziarie una narrazione garantista creando un contrappeso alla repubblica dei magistrati. Ha ricondotto la Lega all'unità nazionale spostando Bossi dalla secessione al gusto di governare l'Italia con ministri spesso magnifici come Roberto Maroni. Attraverso quella figura straordinaria che è stato Gianni Letta, il "berlusconismo" ha tutelato la struttura portante dello Stato mai liquidando le esperienze, mai bruciando le professionalità sulla mistica del ricambio anche a costo di sopportare l'accusa di "continuismo". Con Berlusconi il sud riscopre un'empatia col blocco produttivo del nord, si integra nella suggestione di una ripartenza comune che pure la crisi economica ha gelato. E adesso? - conclude Rotondi- Bella domanda, si rischia di ritornare alla domanda iniziale: cosa farà Berlusconi?".