Scafati: IL MALE DI VIVERE E' FINITO PER SALVATORE VANGONE

Tragico epilogo di una sofferenza lacerante
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Ha deciso di porre fine alla sua sofferenza e liberarsi di un peso sopportato per anni. Salvatore Vangone, trentasettenne, si è lanciato dal secondo piano di una palazzina di via Cesare Battisti chiudendo in un modo atroce la sua vita a metà. Erano anni che non era più quello di una volta, quando studiava greco e latino al liceo classico...

invogliato dai genitori e in particolar modo dallo zio Domenico detto “Mimì” professore, poeta, scrittore e saggista scomparso due anni e mezzo fa. Qualche anno prima, invece, Salvatore aveva subito la perdita del padre, facendo di quella tragedia una vera e propria malattia che a poco a poco consumava la sua voglia di vivere. Una malattia atroce, che si sprigionava dall’anima e che nel tempo si è aggravata. “Il male di vivere” e il forte stato depressivo, negli ultimi tempi lo aveva portato ad altri tentativi di suicidio, ma l’amore e la prontezza dei familiari lo ha sempre salvato fino a quando alle 5,00 di domenica mattina, l’uomo, non ne ha potuto più. Alle prime luci dell’alba, infatti, Salvatore chiama suo fratello Ignazio, che con lui e la madre, condivide la casa, lamentando un forte mal di testa. Il fratello, premuroso gli somministra un anti dolorifico, tornandosene ben presto a letto. Dopo pochi minuti, Salvatore è affacciato al balcone, con lo sguardo perso nel vuoto e con il corpo proteso verso il vuoto. Ignazio lo vede e gli corre in contro quasi a volerlo afferrare per metterlo al sicuro, abituato a certi gesti del fratello, un tentativo risultato vano. Ormai, il corpo aveva mollato la presa, lasciandosi completamente andare al di là della ringhiera, nel vuoto, facendo un volo di una quindicina di metri. Immediata, la telefonata al Pronto Soccorso e l’arrivo dell’ambulanza all’imbocco di via Cesare Battisti. Il corpo di Salvatore, è stato subito portato in ospedale dove dopo solo un’ora e mezza l’uomo si è definitivamente spento. L’impatto con il suolo e la conseguente rottura di alcuni organi interni e del cranio sono stati per lui fatali. Ancora sul selciato ci sono i segni del tragico episodio. Questa mattina, la salma è stata portata all’obitorio del Mauro Scarlato, in attesa del parere del giudice sulla necessità o meno di ricorrere ad un’autopsia. Inutile descrivere lo shock dei familiari e del fratello che lo ha visto volare per diversi metri senza poter far nulla, questa volta, per salvargli la vita. Salvatore ha chiuso gli occhi e ha finito di soffrire. Francesca Cutino